Tempi moderni

Rivalto, in passato, è stata una comunità florida e vivace. 

Nel corso dei secoli la popolazione ha oscillato dalle quattrocento alle ottocento unità e, nell’immediato dopoguerra, per effetto degli sfollati di guerra che vi erano rimasti, contava quasi mille abitanti (considerando anche la frazione de La Pieve e i poderi limitrofi) .

Fino agli anni '50-'60, Rivalto è stata pressoché autosufficiente, in grado di provvedere alla produzione di frutta e verdura, olio, vino, latte e formaggi, carne e grano. Anche sul fronte delle antiche arti e mestieri, si pregiava di abili maestri artigiani del legno, del ferro e della stoffa
La popolazione, da sempre, è stata per lo più impegnata nel lavoro agricolo, nel lavoro dei boschi e nella cura e nell’allevamento del bestiameUn numero più esiguo di persone aveva un’attività di bottega, rivendita commerciale o artigianaleAltri prestavano servizi di diverso genere dentro o fuori la comunità. 
Quel poco che non era reperibile all’interno del paese, lo si andava a recuperare all’esterno (botteghe e mercati di località limitrofe) o si aspettavano i venditori e gli artigiani itineranti che giravano per la zona, prima con i barrocci (carri trainati da bestiame), in seguito con i furgoni e che, in determinati giorni della settimana, facevano tappa a Rivalto e a Chianni. 

La prosperità economica, ovviamente, si rifletteva anche nelle animate iniziative che caratterizzavano la vita del paese: feste, sagre, cerimonie, cortei con banda musicale, rappresentazioni teatrali, colonie estive per i bambini, iniziative scolastiche, veglie di racconti.



A partire dagli anni ’60-’70, il paese iniziò a registrare un progressivo abbandono dei campi e delle attività artigianali ed un conseguente graduale spopolamento, per lo più dovuto dal fenomeno dei “tempi moderni” che ha avuto effetti su gran parte delle piccole comunità rurali distaccate dai grandi centri. 

Tra i principali fattori che hanno contribuito al fenomeno, possiamo senza dubbio citare: 
  • la fremente industrializzazione delle località limitrofe: la Piaggio di Pontedera, ai suoi picchi produttivi, aveva circa tredicimila dipendenti ed aveva creato sviluppo in tutto l’indotto dell’industria meccanica; i mobilifici e le altre industrie delle aree di Cascina e Ponsacco richiamavano personale
  • la miseria e l’isolamento del dopoguerra dovuti alla lenta ricostruzione di strade e ponti e al graduale e difficile ritorno alle attività quotidiane
  • la terribile nevicata del 1956, di cui i presenti ricordano ancora gli effetti drammatici sulle terre coltivate, sui trasporti e sui collegamenti per le località limitrofe
  • la progressiva “meccanicizzazione” del lavoro sul territorio agricolo e boschivo che, se da un lato ha migliorato la produttività, dall’altro ha senz’altro indirizzato persone a cercare nuove forme di lavoro
  • la necessità di proseguire gli studi, per i più fortunati, e frequentare collegi, accademie ed Università dislocate in altre località della regione
  • alcune difficoltà amministrativo-burocratiche verso le opere di ristrutturazione private, molte necessarie per un normale processo di ammodernamento o rifacimento post-bellico

Lo spopolamento e l’innovazione tecnologica (le TV, le automobili, etc.) hanno del resto creato una combinazione di fattori di cui hanno risentito anche la socialità e la vivacità del paese stesso che, solo grazie alla sana ostinazione e all'orgoglio di alcuni "intramontabili rivaltini", è riuscito a mantenere viva una piccola ma preziosa parte di tradizioni, costumi ed usanze di una volta