La Pieve di Rivalto

La Pieve di Rivalto è un abitato di circa 15 case che sorge alle pendici della collina di Rivalto sulla Strada Provinciale 48 del Montevaso, nel tratto che congiunge Casciana Terme a Chianni, sulla via di accesso alla strada di Terroti per Terricciola.
La Pieve rappresenta il primo abitato che si incontra prima di inerpicarsi lungo la salita de La Lama in direzione Rivalto e costituisce il nucleo storico del paese dove si insediarono i primi abitanti, successivamente migrati più in alto presso il Castello di Rivalto. 



Da ritrovamenti archeologici, era qui presente, già dall'inizio del primo millennio, un’antica pieve con cimitero e terreni annessi, dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo che, a seguito dei provvedimenti che sancirono l’indebolimento delle piccole Pievi e Confraternite a favore delle sedi parrocchiali, venne gradualmente abbandonata, fino ad essere profanata e demolita nel 1787. Oggi l’area dove sorgeva l’antica pieve è adibita a zona di parcheggio e una croce in ferro battuto testimonia la presenza del luogo di culto del passato. 

Circondata da dolci colline, La Pieve si sviluppa essenzialmente su un ovale lungo il quale corre Via del Montevaso. Ogni abitazione è circondata da verde, giardini curati e campi coltivati per lo più a ulivi, frutta, verdura ed erbe aromatiche. Non è raro trovare testimonianze della società agricola di un tempo: vasi ricavati da antiche pile in pietra (mangiatoie un tempo usate nei pollai) o coppi per l'olio in terracotta, sostenuti da antichi tini in legno o dalle basi di sostegno in pietra utilizzate nei bottai, carretti e barrocci in legno, aratri e gioghi da buoi.


Negli ultimi anni, in controtendenza a Rivalto, l’abitato de La Pieve ha registrato un aumento demografico, soprattutto di giovani e, di conseguenza, un’estesa azione di ristrutturazione delle antiche case che, in pieno stile rurale, sono grandi, con alti soffitti e dotate di ampie stanze dove si riunivano più letti per ospitare i numerosi nuclei familiari di una volta. Alcune abitazioni sono state riportate alla pietra originale e sono stati ricavati appartamenti in stile rustico dagli stabili che, un tempo, rappresentavano l’antica casa padronale, il vecchio frantoio, la stalla dei maiali ed il ricovero dei cavalli, con attente azioni di recupero delle ampie volte in mattoni, delle travi in legno, dei vecchi strumenti di lavoro riadattati ad oggetti di arredamento: arcolai, scaldini da letto, ferri da ciuco, madie, vetrine, lampade a petrolio, stufe a carbone, addirittura la vecchia macina in pietra del frantoio oggi basamento di un camino a pianta circolare. 

I ritmi dell’abitato sono ancora quelli di una volta: per via delle ridotte dimensioni, si conoscono tutti; i bimbi, numerosi soprattutto negli ultimi anni, scorrazzano liberi nei campi limitrofi; le donne si incontrano ancora sedute sulle sedie in paglia di fronte ai portoni di casa a chiacchierare sull’andare del tempo e sulla quotidianità, un po’ come si faceva in passato quando, invece di stirare i panni del bucato, li si ripiegavano e ci si sedeva sopra per stirarli con il calore umano.

Essendo proprio sulla strada di Chianni, il centro abitato rappresenta un punto di passaggio e, anche per questo motivo, gli abitanti della Pieve hanno fatto da sempre dell’accoglienza e dell’ospitalità una virtù. 

Al piano terra della prima casa che si incontra sulla sinistra provenendo da Chianni, al civico 41, un tempo era attiva una botteghina alimentare nata, in origine, ai tempi di Alamiro Costagli (1876-1937) che, oltre a vendere generi alimentari, aveva all’interno una fonte con acqua corrente che sgorgava da una sorgente sotterranea (“la grotta”). La tradizione del locale fu poi portata avanti dal figlio Rino Costagli (1914-1993) e dalle figlie di Rino, Rosanna e Grazia. Il locale venne nel tempo esteso con un forno a legna e dei tavoli in legno per diventare una pizzeria, al tempo molto frequentata dai giovani di Chianni e di Rivalto per la sua gustosa pizza sottile e scrocchiarella. 
La bottega rappresentava un punto di incontro per tutti i contadini e i braccianti dei poderi limitrofi per rifocillarsi e fare scorta d’acqua e, a partire dagli anni ’50, al termine del lavoro dei campi, quando qui accorrevano tutti tirati a lucido e con la cravatta per assistere ai primi programmi televisivi. Di fronte all’abitazione venne successivamente allestita anche una pompa di benzina meccanica. Chiuso il punto di ristoro all’incirca nel 1973, lo stabile mantiene ancora visibili sulla facciata in pietra le tracce della scritta “Vini e Liquori”, i sostegni in ferro dell’insegna "Sali e Tabacchi" ed i segni della vecchia lampada a petrolio che, accesa notte e giorno, indicava ai viandanti la presenza di un luogo di ristoro -segnale imposto dalle leggi dell’epoca tanto che, se trovata spenta, si poteva incorrere in una ammenda-. All’interno, i vecchi locali, i mobili in legno e l’antico forno in pietra oggi ripristinato ad uso privato. 


Nonostante l’esiguo numero di abitanti, La Pieve è stata caratterizzata nel tempo da una certa vena intraprendente ed imprenditoriale. Oltre al lavoro dei campi, del vino e dell’olio, infatti, trovò qui origine nel 1985 e fino al 1991 un pastificio biologico e ad oggi opera ancora il forno casereccio de “La Casaccia” dove Lucia Costagli, dal venerdì alla domenica, sforna pane (toscano sciapo, dolce con anice e uvetta, con percorino e noci), schiacciate (salate, al rosmarino, con i ciccioli, dolci all'anice) e dolci della tradizione (crostate di ricotta, pinoli, mele, il salame di cioccolato toscano), avvalendosi delle antiche ricette familiari. 

La Pieve è da sempre stata legata a Rivalto e, anche quando i collegamenti tra le due località non erano agevoli come oggi (le strade erano assenti o sconnesse ed il postale ancora non raggiungeva Rivalto), si ricorreva a degli espedienti per mantenersi in comunicazione: delle lenzuola bianche stese alle finestre delle case de La Pieve segnalavano ai rivaltini che potevano scendere in barroccio per passarne a prendere gli abitanti, mentre l’eco di risa e scherza o di discussioni animate che percorrevano il borgo di Rivalto segnalavano a valle e in tempo reale gli aggiornamenti sugli stati d’animo del paese. 

Tra gli aneddoti raccolti, la tremenda tragedia post-bellica che vide tre fanciulli morire nel 1944 mentre giocavano in un campo per lo scoppio di una bomba inesplosa della Seconda Guerra Mondiale ed il passaggio in processione della statua della Madonna di Fatima nel 1980.