Ricordi di Guerra

La Seconda Guerra Mondiale per l’Italia inizia il 10 Giugno 1940 con la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna da parte del Duce. A questa data fanno seguito una serie di eventi che, fatta eccezione per i razionamenti di generi alimentari e di prima necessità (pasta, pane, zucchero, olio, sapone) gestiti attraverso tessera annonaria nominale e per la chiamata degli uomini alle armi, non coinvolgono direttamente quest’area della Valdera.

Dal 1943, con lo sbarco in Italia delle truppe alleate che avanzano da sud e l’invasione tedesca al nord, iniziano le prime avvisaglie anche nell’area, dove si avvertono i fragori dei bombardamenti nelle città vicine, in particolare i bombardamenti alleati su Livorno, strategica per il porto, e su Pisa e si registrano esodi in massa di sfollati in cerca di riparo anche nelle campagne di Chianni e di Rivalto
Dal Settembre 1943 i Tedeschi istituiscono un comando base fisso ai Bagni di Casciana e da qui si distribuiscono sul territorio con presidi locali. A Rivalto si stabiliscono presso La Canonica in Piazza della Compagnia e presso l’abitazione di Edvige Coppini alle porte del paese sulla salita de La Lama


A seguito dell’armistizio dell’8 Settembre 1943 fra L’Italia di Vittorio Emanuele III e di Badoglio con gli Anglo-Americani e delle prime diserzioni dall’esercito, Mussolini costituisce la Repubblica di Salò (Repubblica Sociale Italiana), uno stato “fantoccio” subordinato al controllo militare tedesco e compone l’Esercito Repubblicano Italiano attraverso arruolamenti volontari o coscrizioni obbligatorie a presentarsi ai presidi militari. 
Da questo periodo, molti uomini anche della zona, per sfuggire all’esercito, si danno alla macchia unendosi in bande di partigiani e renitenti alla leva che si oppongono all’occupazione tedesca e alle forze collaborazioniste fasciste dei “repubblichini” e, seguendo i movimenti della Resistenza italiana, mettono in atto, per lo più con guerriglia montana e mezzi di fortuna, azioni di sabotaggio di mezzi di trasporto ed armi, agguati ed imboscate, azioni a tutela di prigionieri e potenziali deportati, al fine di ostruire i tedeschi e rallentarne la ritirata dagli alleati. 
Tedeschi e repubblichini presidiano le zone alla ricerca di renitenti da arruolare, abili al lavoro da impiegare nella costruzione di trincee e nella posa in opera di mine, ebrei da deportare nei campi di sterminio del nord Europa, depredando, saccheggiando, perquisendo e compiendo sottrazioni di beni, spregi, repressioni e ritorsioni ai danni della popolazione terrorizzata. Nei ricordi dei più piccoli ancora vivo il terrore di essersi stretti e nascosti tra le gonne materne quando, aggrediti dai Tedeschi e portati nei campi limitrofi, sono stati sotto minaccia dei fucili puntati con le spalle al muro.
Nel frattempo gli alleati vigilano l’area dal cielo, operando alcuni bombardamenti nelle colline e nei poderi situati fra La Cascina, La Sterza e Miemo: non ci sono obiettivi civili ma l’intento è quello di segnalare la presenza ed il controllo dell’area. 

Tra il 1943 ed il 1944, nel disorientamento più totale a cui sono sottoposti i soldati italiani sparsi nelle varie campagne di guerra, prima alleati dei Tedeschi, poi degli Americani, alcuni rivaltini riescono a fare ritorno in paese
Tra questi Dino Gotti che, impegnato nella campagna in Jugoslavia nel reparto telegrafisti e, quindi, riuscendo a cogliere notizie immediate sulla situazione italiana dopo l'armistizio, riesce ad imbarcarsi su una nave diretta a Dolo, nelle vicinanze di Venezia. La nava viene bombardata dagli aerei tedeschi e il grosso dei passeggeri si getta in acqua morendo affogato o sotto i colpi delle mitraglie tedesche, mentre Dino e pochi altri, non sapendo nuotare, sopravvivono rimanendo attaccati ai frammenti galleggianti della nave e, stremati, arrivando a terra. Qui, recuperato un vestitaccio da un contadino, attraversa i campi minati dell’Italia per fare ritorno a Rivalto dove, sulla porta di casa, incontra il figlio nel frattempo nato e di circa tre anni ma mai conosciuto per il richiamo alle armi. Dino chiede al bimbo di andare a chiamare la mamma e il bimbo, non riconoscendo lo "sconosciuto", corre in casa ed esclama “Mamma c’è un 'omo che ti cerca!”
Intanto, le notizie sugli accadimenti delle zone circostanti arrivano per lo più da Radio Londra (la radio della BBC) che, nell’estate del 1944, preannuncia il preminente arrivo della guerra nella zona di Chianni. E’ tra il 29 Giugno ed il 13 Luglio del 1944 che la guerra si avvicina inesorabilmente, facendo registrare bombardamenti aerei e scontri a fuoco tra le truppe alleate in marcia verso il porto di Livorno e le truppe tedesche in ritirata verso la Linea Gotica. Gli Americani decidono di attaccare Livorno su più linee di avanzamento, dando così inizio all’Operazione Arno che comporta il passaggio per le campagne e i piccoli centri nella zona di Montevaso per raggiungere Pontedera ed attaccare Livorno anche dall’entroterra, risalendo l’Arno da Est. 
Alla notizia dell’avvicinamento delle truppe alleate, alcuni partigiani attaccano i soldati tedeschi in una sparatoria a Chianni a cui fanno seguito pesanti reazioni di rastrellamento e rappresaglia. 

Per gli abitanti di Rivalto e dintorni giunge il tempo di rifugiarsi in zone più sicure, nei capanni e nelle cascine sparsi nei campi, al Ruscello, al Cafaggio, o ancora sulle alture vicine che consentono di osservare gli avvenimenti sottostanti come Le Croci,  Meletro (nelle grotte dove sono tuttora visibili fossili) e i Poggi. A Monte Meletro c’è anche una postazione fissa di avvistamento per la difesa antiaerea, la DICAT (Difesa Contro Attacchi Aerei Territoriali ), dove abitanti della zona si alternano per controllare gli spostamenti aerei e via terra delle campagne sottostanti. 
Nei rifugi si dorme ammassati per terra con poco cibo, per lo più patate, e poca acqua. Dai rifugi nei campi ci si avvicina al paese, percorrendo prudentemente vigne e macchie, solo per mungere le mucche e fare rifornimento di latte da portare al rifugio, accudire il bestiame e prestare assistenza a parenti infermi. Chi non può allontanarsi dall’abitato, cerca riparo nei fondi di casa o in buche scavate in prossimità delle abitazioni. 

Un riparo per numerosi rivaltini e sfollati da altre località è la Cantina del Cortesi, lunga e buia nei ricordi dei più piccini, dove molti trascorrono notti insonni accucciati tra le botti e sotto il frastuono dei bombardamenti. E’ proprio nel giardino di Villa Cortesi che i Tedeschi sono intenzionati ad installare una stazione radio ma, stando all’alta probabilità di bombardamenti alleati e al rischio che avrebbe comportato per i rifugiati in cantina, gli abitanti del paese riescono a far desistere i Tedeschi dall’intento. Successivamente, proprio nel giardino della villa, arriverà una cannonata a bucarne il muro su cui sono ancora presenti i segni delle schegge e a colpire un albero che, da allora, ha interrotto la crescita.

Nel frattempo gli Alleati, dopo aver conquistano Cecina il 1 Luglio, risalgono verso Riparbella e dal 5 al 9 Luglio si tiene una cruenta battaglia nella zona del Monte Vaso, la più cruenta della Valdera, in cui l’esercito tedesco tenta una tenace difesa ma gli alleati riescono prima a conquistare il Monte della Vitalba e successivamente il Monte Vaso, in gergo militare l’obiettivo Hill 634 -il rilievo più alto della zona, da cui si domina Livorno e tutto il territorio circostante della Valdera, una posizione strategica ambita da entrambi gli eserciti-. Nella sanguinosa battaglia tenutasi su un terreno impervio con fitta vegetazione, crinali ripidi e disseminati di mine, si registrano centinaia di soldati morti e, negli anni successivi, si verificano ritrovamenti di reperti bellici (elmetti, mitragliatrici, baionette, mortai, divise) ed addirittura resti di ossa umane.

Gli Americani, continuano l’avanzata scendendo verso Chianni, alle cui porte hanno luogo scontri a fuoco con i Tedeschi, bombardamenti e cannoneggiamenti.  
In quei giorni dai rifugi di Rivalto si esce solo per riprendere aria, vedere le polveri dei bombardamenti sulle colline sottostanti e in prossimità di Chianni, recuperare la carne dalle carcasse del bestiame colpito da bombardamenti e cannoneggiamenti, osservare i piccoli aerei da perlustrazione – “le Cicogne”- sorvolare i cieli e controllare l’integrità delle case. 
I soldati tedeschi, in un paese pressoché deserto e terrorizzato, compiono furti e ruberie nelle abitazioni, almeno laddove non si è fatto in tempo a nascondere cibo, preziosi, corredi, macchine da cucire ed oggetti ritenuti allora di valore. I Tedeschi sono spesso alla ricerca di cibo e bestiame, in particolare di “prosciutten e maialen!” e, quando chi lo ha opportunamente nascosto nei tini in cantina, li accoglie audacemente a tavola con reste di cipolle da affettare o con pane secco, si innervosiscono gridando “nein nein!” ma sono costretti ad adattarsi.

In queste giornate proseguono per i boschi le attività dei partigiani che, oltre a compiere azioni di sabotaggio verso l’esercito tedesco, di recupero di armi e di soccorso a quanti oggetto di agguati ed intimidazioni, provvedono a fornire agli Americani in avanzata preziosi suggerimenti sugli spostamenti e sui concentramenti tedeschi, sui campi minati, sul territorio e sulle zone in cui sono rifugiati i civili per evitare bombardamenti a cura delle artiglierie. 
A Rivalto vengono uccisi in un’imboscata a I Poggi due tedeschi ad opera di partigiani ed il comando tedesco di Casciana Terme non esita a delle azioni di rappresaglia, prima intenzionato ad uccidere delle persone rifugiate nella Cantina Cortesi e a far esplodere cantina e villa poi, convinti a desistere, facendo saltare in aria lo slargo tra Via Vespucci e Via dei Poggi, distruggendo la Casa del Beato Giordano e danneggiando seriamente i palazzi circostanti e la ex Casa del Fascio. Muoiono in quell’esplosione una rivaltina non udente che, quindi, non si accorge in tempo di quanto in corso e un ciuco che i tedeschi decidono di non risparmiare nonostante le preghiere di Quirino Matteoli, proprietario della stalla fatta esplodere. 
Successivamente, viene fatta brillare anche Piazza del Beato Giordano, con gravi danni alla Chiesa parrocchiale e ai palazzi circostanti tra Via Margherita e Via dell’Arco.

Il 9 Luglio Rivalto assiste ad un pesante rastrellamento di uomini rifugiati nella Cantina del Cortesi, Renzo Pizzi con i due fratelli, Antonio e Gualtiero, Dino Gotti, Carlino Cortesi ed altri sfollati di Chianni e di Livorno considerati abili al lavoro vengono portati prima al podere Bellavista, poi verso Terricciola, per essere caricati su un camion e condotti ai lavori forzati. Fortunatamente, gli stessi riescono a riconquistare la libertà corrompendo i soldati tedeschi con orologi e beni personali. Il rientro a piedi percorrendo chilometri per i campi minati di Terroti non è certo privo di rischi ma riescono tutti a rientrare salvi in paese.

Il 12 Luglio, dopo ininterrotti bombardamenti notturni, il Battaglione alleato arriva nei pressi di Chianni per bombardarlo ma i Tedeschi sono già in ritirata verso Terricciola e Bagni di Casciana. Nell’abbandonare i territori di Chianni e Rivalto, i Tedeschi minano il paese, le strade ed i ponti, talvolta obbligando anche i giovani del paese a porre in opera le mine.
A Rivalto vengono minate le strade e su Via del Giardino viene fatto esplodere il ponte del Botro Beccaio, episodio più e più volte raccontato da Dina Gotti che, miracolosamente, riesce a ripararsi sulla soglia di una porta di un fondo su Via Garibaldi rimanendo praticamente illesa se non per una scheggia di pietra che la colpisce su un fianco. 

Il 13 Luglio 1944 la 91° divisione della Fanteria Americana entra a Chianni ponendo così termine al periodo dell’occupazione nazifascista e liberando tutto il territorio comunale.
L’arrivo degli Americani, accompagnata dal lancio dalle jeep e dalle camionette di scatolette di carne, latte in polvere, cioccolata, sigarette e caramelle, è accolto come una liberazione.
Seguono giornate di bombardamenti verso i Tedeschi in fuga nelle colline di Terricciola, Soiana e Bagni di Casciana

Gli abitanti del paese assistono increduli al mucchio di macerie che ricopre le case e alle condizioni drammatiche dell’abitato, qualcuno approfitta, prestando attenzione alle mine e alle bombe inesplose, per recuperare nelle trincee scorte alimentari lasciate dai soldati in fuga. 

Purtroppo, anche superata la guerra in queste zone, si registrano episodi drammatici per lo più dovuti allo scoppio di mine inesplose. A La Pieve muoiono tre bambini nell’Agosto del 1944 mentre giocano con una bomba a mano inesplosa e l’11 Marzo 1945 viene uccisa una donna (Assunta Fattorini) mentre è affacciata ad una finestra su Via Vespucci, colpita da un proiettile vagante partito dal fucile di un americano ubriaco che festeggia a bordo di una jeep per le vie del paese. L’episodio viene catalogato come errore, l’edificio conserva ancora la tegola colpita dal colpo di fucile.

Terminato il passaggio della guerra, ormai spostata al nord, la popolazione provata dalle sofferenze e dalle paure, si avvia verso un periodo di lenta ripresa provvedendo alle prime necessità di approvvigionamento del cibo, rimozione delle macerie, organizzazione degli alloggi per quanti hanno perso casa e per i numerosi sfollati, graduale ripresa della attività dei campi. A Rivalto su 157 abitazioni, 12 riportano danni e 15 risultano distrutte, strade e ponti risultano inagibili fino a Casciana, l’acquedotto danneggiato.

Finita la guerra il 25 Aprile 1945, si assiste al ritorno degli uomini dal fronte, purtroppo qualcuno risulta disperso o morto nella Campagna in Russia.