Spuma e Tortino al Bar

Tra le diverse opportunità di incontro e convivio tra rivaltini, ci piace soffermarci su quella offerta dalla bottega di Otello Benedetti (1902-1984), attività successivamente portata avanti dai suoi familiari.

L’attività mosse i primi passi in Piazza della Compagnia (attuale Piazza Antonio Gramsci, al civico 14), in un locale al piano terra dell'abitazione di Otello (nella foto, la porta con i tre scalini di origine più recente) con un bancone e un paio di tavolini in fondo, adibito a bottega di generi alimentari e piccola mescita di vino e liquori. 

La posizione centrale nel borgo rappresentava un ideale luogo di incontro, specialmente per i contadini dopo l’intensa settimana di lavoro in campagna, che la domenica si ritrovavano qui “a fa’ 'r fiasco”: giocavano a carte, accompagnati da abbondanti bevute, pagate all’oste a fine giornata da chi aveva la malaugurata sorte di perdere al gioco. Chi, raccontando, ricorda quei tempi, parla di gioate a carte intervallate da un susseguirsi di fiaschi di vino, moccoli (improperi e bestemmie toscane), sfumacchiate di "vitarbe" (bastoncini di vitalba secchi pronunciati alla toscana) e scorze di vino (stecchi di corteccia di vite) dal momento che, al tempo, le condizioni economiche non permettevano di acquistare sigarette. Non di rado, si assisteva ai richiami animati delle donne di 'asa, preoccupate per le perdite cospicue di denaro dei loro mariti, a volte un po' 'briai e che venivano alle mani. Tra i giochi più diffusi, sicuramente la briscola, il tresette e la scopa, tutti caratterizzati da astuti ammicchi della tradizione popolare delle carte: una strizzata d’occhio per indicare che si era in possesso dell’asso di briscola, un ghigno con la bocca per il tre di briscola, la fronte in altro per il re, la lingua in fuori per la donna, la spalla alzata per il gobbo e via discorrendo. 
I più piccini, invece, accompagnati dalle mamme, andavano con gioia a bottega perché lì trovavano modo di pesarsi sulla vecchia "bascula” della farina.

Per un lungo periodo, per vincoli di licenza di panificazione –al tempo già detenuta da un altro forno rivaltino e concessa in proporzione al numero di abitanti del luogo-, Otello fu costretto a vendere pane che proveniva da forni al di fuori dal paese, finché, dopo non poche insistenze, controversie e beghe burocratiche con l’amministrazione del tempo, riuscì a realizzare un forno, distaccato dalla bottega, alla fine di Via Garibaldi, al civico 8, nello slargo prima di Piazza Beato Giordano.
La bottega di Otello, successivamente, si trasferì in Piazza Beato Giordano, al civico 10, nello stesso locale occupato già da prima della Seconda Guerra Mondiale da “La Mugnaia”, altra storica bottegaia di Rivalto. Qui Mirella, la figlia di Otello, portò avanti l’attività di vendita di generi alimentari, forno e tabacchi, attrezzando la bottega anche con un telefono a gettoni, utilissimo per i tempi. Successivamente, l’attività venne rilevata da Ombretta Matteoli (1948-2000) per poi chiudere definitivamente.




Nel frattempo, passati i periodi bui della guerra, Otello rilevò ed intestò alla figlia il terreno del Cortesi, in Via Amerigo Vespucci, proprio laddove le mine dei Tedeschi in ritirata dagli Americani "avevano lasciato una fossa”, danneggiando o abbattendo gran parte degli stabili circostanti, tra cui la dimora nativa del Beato Giordano. Completati i lavori di ricostruzione, i locali, adibiti a bar, tabacchi e ristorante tipico, aprirono nel 1969. 


ll bar-ristorante di Mirella e di Gigi, che supportava la moglie nell’attività, rappresenta da anni un punto di ritrovo dei locali e dei visitatori, primi fra tutti i Livornesi che hanno sempre apprezzato il pane cotto al forno e la cucina casereccia di Mirella ("'bbona de'!") -pastasciutte, ragù, zuppe, arrosti, cacciagione, sformati toscani, fritti, crostini ed antipasti tipici di qualità e... quantità!-. 





Il bar, soprattutto nelle serate estive, era frequentato da rivaltini che giocavano a carte, commentavano gli eventi di cronaca, leggevano il giornale, si riunivano per assistere alle partite di calcio o a qualche film in T.V. Numerosi i ragazzi, più o meno giovani, che, tra una spuma ghiacciata e un gelato, animavano la terrazza panoramica, affrontandosi in schiamazzanti e vivaci partite a biliardino. I più piccini si confondevano, dentro o fuori al locale, in piccoli gruppi di teneri “birbanti” indaffarati "a mette' 'n saccoccia quarche spicciolino" gentilmente distribuito dai presenti per acquistare cingomma (chewing gum in gergo toscano) e chupa-chups

Ogni mattina, invece, mamme e nonne rivaltine, puntualmente, si recavano al bar per acquistare il gustosissimo tortino (schiacciata toscana), appena sfornato e pronto per la colazione dei loro cari e, senza far torto a nessuno, a chi salato e a chi dolce -arricchito da semi d’anice o uvetta-, facevano ritorno a casa con il tortino incartato sotto al braccio. In vista delle feste, invece, Mirella sfornava delle ottime schiacciate dolci rustiche di Pasqua e di Natale.

Punto di passaggio, sosta e conversazione di tutte le passeggiate verso il Monumento ai Caduti, non c’è persona che abbia transitato a Rivalto e che non possa ricordare un aneddoto legato a questo posto, "ir barre" o che non ricordi con profonda simpatia Gigi (1930-2014), da sempre, con la sua aria buona ed il suo fare calmo, un'istituzione dietro al bancone. Chi, tra i rivaltini, ha avuto l'opportunità di assistere alla Mostra Fotografica della Rivalto del '900nell'ambito della Festa Contadina del 2008, ricorderà senz'altro lo scatto sotto dove Gigi, affettuosamente, ha una mano sulla testa di Garibaldo.


Il bar-ristorante di Mirella è ancora oggi in attività e per i pasti, a pranzo o cena, consigliamo la  prenotazione in anticipo.
Il locale trasmette ancora quel fascino del passato, con il bancone di un tempo, l’arredo familiare, liquori, amari e bibite che tanto hanno segnato gli anni passati –l’Averna, il Ponche, il Centerbe, il Vinsanto, la Spuma-.



Le pareti del bar raccontato tutt’oggi le storie della quotidianità rivaltina, ricche come sono di fotografie dai primi del ‘900 ad oggi ed adornate di trofei dei numerosi tornei di calcetto delle squadre amatoriali locali. Proprio Mirella, tra i vari aneddoti, racconta con piacere e coinvolgimento di quando realizzò le magliette per la squadra di calcio di Rivalto e di quando, durante le partite che si giocavano al campino della Madonna -collegata al paese, allora, con una strada poco percorribile dai mezzi di trasporto-, raggiungeva a bordo di un trattore la squadra per portare lassù la merenda. 



Quando si è a Rivalto fa sempre piacere 'ndà 'a fa' 'na 'apatina ar barre, fermarsi per una chiacchierata o un incontro insolito... un'opportunità da non perdere: non chiedete uno spritz, piuttosto riscoprite il piacere del racconto di un aneddoto del paese, assaporando un pezzo di schiacciata o un bicchiere di rosso toscano! 

Prendetevi il vosto tempo per un pasto ricco e genuino presso il ristorante sottostante o, nella bella stagione, seduti comodamente ad un tavolo in terrazza o tra gli ulivi con una sorprendente vista panoramica sulle colline della Valdera!